Recensione di "Circe" di Madeline Miller

Dopo aver letto ed amato lo stile della Miller nel suo primo scritto “La canzone di Achille” non potevo non leggere il suo romanzo più recente. In esso, la Miller con la sua penna intima e delicata da voce ad una delle figure femminili più ambigue ed interessanti della mitologia greca, quale Circe, da noi conosciuta dai versi del noto poema Omerico.

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La scrittrice attraversa le tappe della vita di Circe, presentandocela in maniera intima ed evocativa e lasciando che sia essa stessa a caratterizzarsi. Ci viene narrata la sua figura come figlia, maga, madre e dea. La quale, paradossalmente ha poco di divino, ma molto di “umano”, a partire dalla sua gracile voce limpida e “mortale”, visto come elemento di scherno da parte dei suoi familiari.

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Ci viene mostrata la sua sfera più intima, palesando le crudeltà, le paure, i punti di debolezza e le ambizioni celate. La protagonista di questo romanzo è una donna che è riuscita a trasformare le umiliazioni nei suoi punti di forza, compiendo un percorso di crescita personale che la portano a scoprire se stessa ed avere più colpevolezza del mondo esterno e delle insidie presenti in esso:

“Non c’è da meravigliarsi che io sia stata così lenta, pensai. Per tutto questo tempo sono stata tessitrice senza lana, una nave senza mare. E guarda adesso dove veleggio”.

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Questa consapevolezza ed evoluzione del personaggio è l’elemento che più mi ha stregata nel corso delle pagine. Circe è un inno alla potenza femminile e alla presa di coscienza della propria condizione e nonostante tutto mai bisogna arrendersi, neanche se ti confinano in un isola lontana da tutti: Bensì usare questa come scusa per migliorarsi sempre di più.

⭐️⭐️⭐️⭐️/5

❓E voi che ne pensate? Avete letto questo splendido romanzo? Vi piacciono le rivisitazioni delle varie mitologie?