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Recensione de "La guerra dei papaveri" di R.F. Kuang

  • Immagine del redattore: multiversi.letterari
    multiversi.letterari
  • 3 nov 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Mi è difficile scrivere una recensione per questo romanzo, per il turbine di emozioni trasmesse e provate, e per la crudezza con la quale esse sono descritte. Pertanto anticipo che la Guerra Dei Papaveri non è un romanzo da prendere alla leggera, non è un libro per tutti. Infatti tratta episodi di violenza di ogni genere senza grazia alcuna, bensì viene marcata la penna su di essi per far si che si abbia un quadro completo ed esaustivo dei temi cardine del romanzo quali: il dolore, i limiti che spesso l’uomo varca senza rimorso alcuno, l’ansia, il sentimento di inadeguatezza, il razzismo, la dipendenza dalle droghe e la brutalità della guerra.

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Il romanzo è di ambientazione storica, infatti prende ispirazione dalla guerra Sino-Giapponese (1937-1945) ma con elementi magici e fantastici. Vengono narrate le vicende dell'adolescente Rin, un'orfana di guerra, che vive con la sua famiglia adottiva, che tutto può essere tranne che una famiglia. Infatti a Rin non è promesso un futuro roseo ed essa è costretta a sbrazzarsi per prendere in mano le redini della sua vita, così decide di preparasi per l’esame che le aprirà le porte presso la più prestigiosa accademia militare, quale la Sinegard.


📝Lo stile della scrittrice è unico, maestoso e sublime riesce a far empatizzare con la protagonista dall’inizio alla fine. Infatti, assistiamo alle ansie iniziali di Rin dovute alla sua preoccupazione per l’esame che cambierà le redini della sua vita, accompagniamo la nostra protagonista nella vita accademica assistendo ai suoi pensieri di inadeguatezza dovuti al forte razzismo presente nel testo ed infine assistiamo ad una brutale guerra. Infatti, il clima tra i due popoli è di una pace fittizia, essi non adempieranno ai trattati firmati, e per il puro gusto di sopraffare e strafare si sfocia ad una sanguinosa guerra ai limiti del pensiero umano.


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“Non riusciva a trovare una risposta razionale. Questo perché una risposta razionale non c’era. Non c’entrava niente la strategia militare. O la carenza di cibo o il rischio di insurrezioni e di reazioni violente. Questo era semplicemente ciò che accadeva quando una razza decideva di essere superiore a un’altra.

I federati avevano fatto scempio di Golyn Niis per la semplice ragione che non consideravano i nikariani degli umani. E quando l’avversario non è umano, quando l’avversario non è che uno scarafaggio, che importanza ha quanti se ne ammazzano? Che differenza c’è tra schiacciare una formica e dare alle fiamme un formicaio? Per qua- le motivo non si devono strappare le ali agli insetti per divertimento? Anche un parassita può provare dolore, ma a chi gliene importa? Se fossi tu la vittima, cosa diresti al tuo aguzzino per convincer- lo che sei una persona? Come faresti a suscitare in lui una scintilla di empatia?”.

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Cercavo da tempo un romanzo così, mi ha fatto riflettere molto sui temi trattati. Ne approfitto per ringraziare @oscarvault per la copia digitale in anteprima.

Inutile dirlo, si sarà capito:

⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️/5


 
 
 

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